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Blenio Café
PARC ADULA
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Rasputin
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inserito il: 19.5.2014 16:52 |
parco naturale regionale Certo, ma...purtroppo a qualcuno non interessa. Con questi parchi, le ruote di qualcuno non sono abbastanza oleate!! Meglio fare tanto gli interessi di pochi che fare gli interessi di tanti (resta poco)!
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Rasputin
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inserito il: 19.5.2014 17:11 |
Brevissimo sunto (molto molto stringato) Chi è il VERO Popolo Alpino? Esattamente l'antagonista (il contrario) del popolo cittadino. E che magari (peggio ancora) si spaccia per pseudo alpino. Anche i paracarri sono coscienti che tra Alpino e Cittadino c'è una differenza di veduta e di pensiero diametralmente opposte e lontane anni luce. Perché?? Per ovvi motivi e, la stragrande maggioranza delle volte, reale e giustificata. Dettami delle necessità e del fatto di (tante volte) stufo di essere stato fregato. Di esempi ne è piena l’aria. (e non solo Magellano, Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci con le perline di vetro al di là del pozzo!!) Solo che: difficilmente l’Alpino va a ficcare il naso nelle questioni del cittadino, viceversa è più facile che il Cittadino voglia ficcare il naso e dettare legge nelle questioni che riguardano unicamente l’Alpino. (rustici, votazione sulle residenze secondarie, servizi nelle valli che saltano, ospedali che chiudono, trasporti pubblici che diminuiscono, e tanti tanti tanti altri!! – lista lunga almeno come un elenco telefonico!) Di più; abbiamo visto tanti Alpini diventare buoni (o almeno mediocri) Cittadini per necessità Al contrario abbiamo visto pochi Cittadini divenire altrettanto (almeno mediocri) Alpini; il più delle volte solo pseudo o anche meno.
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Carlo
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inserito il: 19.5.2014 22:05 |
Bravo Rasputin, le tue vedute sono davvero vaste e illuminanti! Inquietante vedere che c'è ancora gente che ragiona così…ah, scusa, sono cittadino e, di riflesso, non potrò mai diventare buono. Chiedo venia.
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Daniele
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inserito il: 19.5.2014 22:37 |
Buona serata a tutti, a merito della petizione sotto citata – petition population de montagne -, preciso ed aggiungo: In qualità di rappresentante di Swiss Ski Patrol, associazione che riunisce i capi sicurezza e soccorritori, (si tratta di 2000 impiegati stipendiati sulle stazioni da sci di tutta la Svizzera), condivido e condividiamo, con le altre associazioni simpatizzanti dell’iniziativa, i timori che forse troppo si vuole fare e legiferare, a scopo di una non sempre chiara salvaguardia ed a volte un non sempre sensato protezionismo del territorio alpino. I timori, presunti o reali che possano essere, non sono assolutamente o almeno sempre infondati. Come si evince dal contenuto che rispecchia purtroppo e troppo spesso la realtà, serve solo farsi qualche riflessione sulle misure volute ed entrate in vigore negli ultimi anni. Vedi: legge sulla pianificazione del territorio e relative misure a scapito dei rustici; iniziativa sui limiti alle residenze secondarie; prese di posizioni, e ricorsi di associazioni ambientalistiche; eccetera. Siamo coscienti e condividiamo che non bisogna assolutamente degradare il territorio e/o strafare in progetti megalomani o insensati e, se fosse il caso saremmo concordi con chi si mette a contrastare simile operato. Siamo però coscienti che adottando certe misure restrittive si mette in pericolo l’esistenza di chi opera e vive nelle suddette zone. Diversi di noi hanno già manifestato apprensione a merito di certe posizioni e/o iniziative prese ed atte ad arrestare quei pochi processi di sviluppo che sono ancora possibili da realizzare nelle regioni suddette, ed a volte con immensi sacrifici. Certe misure, non lo si può negare, porteranno a un probabile per non dire sicuro ridimensionamento dei posti di lavoro in montagna. Regioni già povere, dove anche un solo posto, anche magari solo a tempo parziale, conta ed è importante, non solo per il bilancio familiare del lavoratore ma diventa e resta un atto a formare, anche se in forma ridotta, una ricaduta fondamentale nel contesto economico locale. Uno degli scopi della petizione che traspare, è di far capire e far valere i valori ed i voleri di chi in montagna deve operare e trarre da vivere. Un territorio ben gestito e che da qualche frutto a chi lo vive, è meglio di un territorio sul quale si vogliono imporre misure drastiche di protezionismo che non servono a nessuno; anzi arrecano solo danni. E chi ne subisce le conseguenze, in fin dei conti? Sicuramente (o almeno in misura molto minore) non il turista o vacanziere. Questo, al limite, andrà cercare il servizio che si attende altrove, dove si è capaci e si ha la possibilità di creare e mantenere con la giusta sensibilità e le giuste e dovute misure, quelle strutture e attività necessarie all’utilizzatore ma fondamentali e vitali per chi in loco ci vive. Daniele Degiorgi V.Presidente Swiss Ski Patrol
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Rasputin
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inserito il: 19.5.2014 22:51 |
carissimo Carlo, grazie del complimento. vedo che condividi il fatto che è molto duro fare o diventare un buon Alpino, cioè fare l'alpigiano, boscaiolo e/o altri mestieri duri. Come duro è ricavare di cui sostenersi con dette attività. La vita dura porta inevitabilmente a ragionare di conseguenza, e diffidando (magari qualche volta ingiustamente) di vaghe promesse. Se poi le promesse ci tolgono quel poco che abbiamo, peggio ancora. Questi sono problemi che il Cittadino non ha! ne avrà altri ma non questi. E poi, il cittadino di alto livello non avrà forse nemmeno questi "altri" di problemi. Quindi, è evidente: è più facile per l'Alpino diventare cittadino che il contrario.
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mara
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inserito il: 19.5.2014 23:12 |
Penso che l’approccio/contrapposizione "Alpini <-> Cittadini" così come l’ha posto Rasputin non è forse dei più felici. Rischia di cadere nelle classiche rivalità tipo "Sopra e Sottoceneri". Che pure esistono. Ma che devono motivarci ad andare oltre ad un approccio magari scherzoso e simpaticamente campanilistico. :-) Sono nata e cresciuta a Bellinzona, da 27 anni frequento la Valle di Blenio, di cui una ventina da felicemente domiciliata, in alta Valle. Mi piace abitare qui e mi ci trovo bene. Tanto che non tornerei a vivere a Bellinzona. Per questo la “distinzione alpino-cittadino” così come formulata da Raspuntin me la sento un po’ tanto strettina addosso... Piuttosto, abitando in valle, ci si rende conto di alcune... diciamo così “disparità” vis-à-vis di chi abita nei centri urbani. Richi, in un suo intervento sotto il tema "L’ospedale di Acquarossa" (era in aprile), ha ben riassunto il mio pensiero, ossia, parole sue: ... Per compensare tutto ciò da un po'di tempo ci dicono che allora ci vuole il Parc Adula. Nella zona nucleo prevarranno i vincoli. Fuori ci dicono che non ci saranno più vincoli di quelli che ci sono ora. Ma come facciamo a svilupparci se ci tolgono già ora (e da anni) il substrato fertile di servizi sul quale poter vivere in modo più o meno autonomo? Più sensato e intelligente allora sarebbe che lo Stato non consideri le zone periferiche di montagna solo dei "polmoni verdi" da trattare bene solo quanto basta a mantenerli "respiranti" ma permetta loro di agire sul loro territorio, smussando all'occasione e ad hoc leggi, norme e vincoli (edificatori, pianificatori, naturalistici) che davvero consentano un reale sviluppo (pur sostenibile), in tempi umanamente accettabili... Solo chi vive in una valle periferica capisce e vede queste cose..." (fine citazione) Penso che nelle zone periferiche, certe norme e certe leggi vengano applicate con una fermezza e ... oserei dire uno zelo tali da superare ed annullare anche il buon senso. Ad esempio, magari un po’ esagerato (e sempre il classico... ma è reale!), si impedisce l’ampliamento di una finestrella di un rustico quando – scendendo nei centri o nelle immediate periferie - si vedono crescere a vista d’occhio brutture edili da far paura... Eppure son lì. Qualcuno e qualche legge li ha permessi. Mi sembra che il livello di protezione del paesaggio abbia un altro peso e altre misure in montagna rispetto alla città. Ma a Bellinzona e Lugano il paesaggio non esiste?? Due pesi e due misure, che molto spesso hanno l’effetto di “legare letteralmente le mani” a chi in valle vive e lavora. Come dice e propone giustamente la petizione citata da Rasputin, bisognerebbe che alle zone periferiche di montagna venisse concessa un po’ di autonomia e potere (facoltà) d’azione. Ma se da anni i servizi pubblici ci vengono tolti per i soliti motivi di “redditività” (o meglio di non redditività) e se per realizzare un progetto ci impieghiamo anni perché dobbiamo fare lo slalom tra innumerevoli leggi di protezione del paesaggio di qua e di là, la cosa si fa davvero difficile. Perché in questo modo, nonostante non siamo noi abitanti a volerlo, ci si rende dipendenti. Dipendenti dai grandi centri. Bisogna invertire questa tendenza. Visto che già siamo stati "spennati" di quasi tutti i servizi pubblici, almeno servirebbe allentare un po’ - da parte dello Stato - certe norme e leggi, sempre col il buon senso per evitare brutture. Su di un aspetto specifico di questo tema, quello inerente le energie rinnovabili, oso condividere con voi un mio scritto, mai pubblicato, che allora pubblico ora su BC, sotto il tema delle energie rinnovabili. Se qualcuno di voi ha tempo e voglia di leggerlo (è mega lungo) a me farebbe molto piacere un vostro commento, un vostro parere, anche duro e critico. E' un argomento che mi sta a cuore, ma di un settore complesso che - in effetti - non è quello in cui lavoro. I vostri commenti saranno per me motivo di arricchimento e di ulteriore comprensione della realtà in cui vivo. E in cui mi piace un sacco vivere! :-)
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Fiordaliso
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inserito il: 20.5.2014 1:01 |
Mi associo alle parole di Mara: trovo la contrapposizione tra il "popolo cittadino" e "il VERO popolo alpino" molto infelice, se non sgradevole. Chi decide chi appartiene al "VERO popolo alpino"? Tra i promotori e sostenitori del Parc Adula leggo molti nomi bleniesi; ... sono anche loro appartenenti al "VERO popolo alpino"? ... o lo sono solo quelli graditi a Rasputin (pseudonimo di un tristemente noto monaco russo alla corte degli Zar imperiali)? Penso però vi sia del vero anche nelle successive parole espresse da Mara - esiste un elemento da sanare nella relazione tra la popolazione dei grandi centri urbani (sempre più popolosi) e le periferie (sempre meno popolose), così come condivido il testo proposto a grandi linee dalla petizione qui sotto citata. Però mi sfugge cosa centra la questione delle case secondarie con il Parc Adula (nel caso del Parc Adula a votare sarà solo la popolazione della regione e quindi VERA autodeterminazione); o cosa centra il permesso di aprire una finestrella in un rustico (se non erro una competenza prettamente comunale e cantonale). Leggendo con attenzione lo scritto della petizione mi son chiesto dove avevo già letto delle parole molto simili a: "... il meraviglioso paesaggio della Svizzera deve essere preservato dal punto di vista ecologico e sfruttato a livello economico come risorsa preziosa..." ... ah! ... sul sito del Progetto Parc Adula.
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Daniele
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inserito il: 20.5.2014 19:28 |
A merito della petizione - popolazione di montagna - in precedenza citata, estrapolo un sunto di un rapporto (Road Map) del Gruppo svizzero per le regioni di montagna che è uno dei promotori del progetto/petizione. Niente di nuovo ma comunque spunti da prendere in considerazione e che possono servire a riflettere. Alle nostre latitudini, dove siamo? Il concetto Parco entra in questi parametri? Cito ciò, in quanto concepisco un progetto di parco unicamente quale valido vettore turistico e forte e ponderante supporto alla realizzazione dei progetti necessari da mettere in atto. Ecco l'estratto. Il turismo alpino deve affrontare diverse sfide. Non si tratta solo di sfide congiunturali – e pertanto temporanee – ma soprattutto di problemi strutturali che toccano le fondamenta del settore. I problemi più importanti derivano dalle ridotte dimensioni delle aziende turistiche (alberghi e impianti di risalita) e dalla mancanza di collaborazione tra i diversi attori turistici nonché tra il settore turistico e altri settori della regione. Mancano inoltre chiare strategie di posizionamento sui mercati non solo per le imprese direttamente legate al turismo ma per tutta la regione turistica. Questi ed altri problemi strutturali sono aggravati da diversi fattori esteriori, quali il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione, la forza del franco svizzero e l’approvazione dell’iniziativa Weber che limita le residenze secondarie. L’accetazione di questa iniziativa può tuttavia essere considerata non solo un terribile “choc” ma anche un’opportunità per riposizionare il turismo alpino. Con questa road map il SAB vuole contribuire alla discussione sul risposizionamento del turismo alpino. Secondo il SAB, i punti seguenti sono centrali per rafforzare la posizione del turismo nelle regioni della Alpi: 1) Creare unità aziendali più grandi e nuove catene di valore aggiunto 2) Proporre nuove offerte e rendere moderne le infrastrutture turistiche 3) Rafforzare la collaborazione tra i diversi settori 4) Perseguire un chiaro posizionamento sul mercato e sostenerlo anche attraverso le strategie di sviluppo locale 5) Sviluppare strategie fondate sulla qualità dell’offerta 6) Sostenere con una politica attiva i processi di trasformazione 7) Ridurre gli svantaggi derivanti dai costi 8) Ancorare il turismo quale parte integrante del sistema di formazione e orientare alla capacità di allestire l’offerta e la preparazione degli operatori turistici. Le offerte per i turisti devono essere allestite con un occhio attento alle priorità della politica turistica, senza però trascurare le misure già esistenti. Soltanto con l’offerta di prodotti e servizi competitivi, il turismo alpino potrà superare la difficile situazione con la quale è attualmente confrontato.
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alfiero
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inserito il: 1.6.2014 20:34 |
Volevo dire che dal sondaggio sono passati alcuni mesi e poco più di altrettanti ci separano dalla votazione. Nel sondaggio la gente in sostanza dice che metà di chi ha risposto é ben informata e metà non lo è, che l’informazione è carente e che è necessario sopperire a questa carenza, che un terzo della gente è favorevole al parco e gli altri o sono contrari o indecisi, che il Surselva, è contrario. Ne deduco che: - Non tutti coloro che sono ben informati sono favorevoli al parco. - Se l’informazione è carente e malgrado questo la metà dice di essere ben informata significa che a rispondere al sondaggio sono stati soprattutto gli addetti o vicini ai lavori. - Se l’informazione non decolla, dato che il tempo stringe, vuol dire che l’informazione approfondita non è ritenuta portatrice di voti favorevoli. Per dare un mio modesto contributo alla partenza di un po’ d’informazione porrei una questione, fra le tante meritevoli di approfondimento. Se non erro il programma prevede 4 anni per realizzare alcune cose poi 6 anni per vedere se queste cose funzioneranno o meno e allo scadere dei 10 anni ci sarebbe un diritto di disdetta, è quindi doveroso voler conoscere alcune cose al riguardo come: - Una spiegazione per capire se le cose che verranno realizzate sono di tipo amministrativo, pubblicitario, di assestamento del compromesso fra gli usi e costumi attuali e quelli nuovi, manufatti e strade di accesso alle montagne, ampliamento di capanne, posa di segnali di divieto e obbligo, prevenzioni di pericoli, creazione della porta di accesso, ecc. - Chi deve occuparsi dell’esecuzione di queste cose. - Chi le deve finanziare. - Di chi sarà la proprietà dei manufatti, se saranno proprietà del parco, in caso di disdetta, qualcuno dovrà acquistarli e ci saranno indennizzi da pagare, oppure il contrario qualcuno indennizzerà l’alpicoltura o il patriziato perché i pascoli saranno trascurati da 10 anni. - Chi avrà il diritto di disdetta e chi la deve accettare. - Si può disdire solo una parte del parco, per esempio solo la valle di Blenio o il Surselva o solo la zona periferica. - Chi è responsabile della rimessa in stato preparco della situazione. - Chi dovrà pagare gli eventuali debiti del parco. ecc. Ma la sola disdetta è un problema la cui conoscenza non si può avere solamente con la riflessione sulle mie domande, occorrono altre informazioni. Potrebbe essere tanto complessa da essere inattuabile?
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Rasputin
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inserito il: 3.6.2014 10:34 |
Quando il treno quasi in stazione stà Il condottier salta giù e se ne và Del convoglio cosa mai succederà Quale disastro combinerà? O che d’aria grama sentore c’è Che meglio scendere prima è? Per non farsi prender in castagna Chiedi consulto al re di Spagna! Se poi qualcun altro salirà A drizzar la baracca arrangiarsi dovrà Se la baracca poi cadrà Chi se ne frega, la colpa di altri sarà! Intanto non mal s’è magnato Co milioni che s’abbiam pappato In parte sottratti a poverelli Con buona musica de menestrelli Suonata da che in alto stiam Di tante teorie ci beviam E de plebei consigli Ne facciam brodo per conigli Non curanti di real necessità Con tante promesse e poche verità! Chi se ne …. la vita così và!
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PARC ADULA
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