Blenio Café
QUAL E' LA VERA VALLE DI BLENIO?
alfiero
inserito il: 23.11.2009 13:29
A proposito del mio contributo precedente, Alcide aveva precisato la differenza fra lamentela e rivendicazione. Infatti, io non parlavo di rivendicazioni, le lasciavo ai nostri politici, con fiducia, gratitudine e volontà di aggregarmi a chi li sostiene, ma anche a chi li esorta. In questo senso condivido, o meglio condividevo, perché adesso è un po’ tardi, l’idea di una reazione da parte ufficiale, anche se la società democratica, a mio modo di capire le cose, non è fatta solo di pubblico e di politico, ma anche, e tanto, di privato, di individuale, tanto che la cultura - io penso - possa essere la somma delle individualità, se ben guardiamo, l’infausto articolo offerto ai suoi lettori dalla NZZ, a parer mio, non ruota attorno alla politica o allo stato, ma attorno all’individuo, alla società in quanto assieme di individui e sono quindi legittime anche le ragioni e la reazione dell’ individuo. Io, non ho altro potere che il mio diritto di voto, e provo, quando mi sembra il caso, a lamentarmi, perché la lamentela, quella dell’individuo, specie se diffusa o corale, è pur sempre conferma della presenza di uno stato di cose inauspicabile di cui si dovrebbe tener conto.

Dire che i bleniesi sono …” Si dice che ci si lamenta troppo e si intraprende poco, che si è una città dormitorio che vive di sussidi, che si ricevono volentieri sussidi e poi ci si prende gioco di Berna, che l’attesa di sovvenzioni ha indebolito l’intraprendenza, abbiamo paura e siamo malfidenti perché poveri, siamo negativi con la mentalità locale intrisa di piccolezze, di diffidenze e di invidie in modo più marcato che in altre valli ticinesi, abbiamo la mentalità latina del Laisser faire, il Flop marca valle di Blenio, valle che diventerà ancora di più una riserva indiana dove si ritorna di tanto in tanto a vedere se la gente c’è, e per completare l’immagine negativa si fa credere che Biasca non ci può aiutare perché farcita di problemi sociali” … e scriverlo sul giornale della “Zurigo capitale del capitale”, lo vedo come un gioco alla banalizzazione dei nostri contesti, che distrae gli investitori, privilegia le volontà esterne e funziona da prova a futura memoria che occulta certi nostri meriti e nasconde la nostra volontà di partecipare, con l’autonomia che ci spetta, ai progressi di ampiezza nazionale, inevitabili, pensati globalmente, che abbisognano però di porzioni di territorio fin qui esemplarmente curato e custodito.
Se ci sono critici, per i quali, esprimersi equivale a decidere la propria morte sociale e le altre voci critiche che non vogliono essere citate, chiaro (per i lettori della NZZ) che ci deve pur essere, dall’altra parte, una società burbera che li bastonerebbe. Difficile essere intraprendenti quando i piani cantonali a medio e lungo termine non incoraggiano le realizzazioni, ci si deve però provare, abbiamo risorse per piccole e un po’ più grandi opere. Se dalla bozza, su segnalazione di Mara, è gia stato tolto il meno buono, e penso che tutto questo è contenuto in un semplice servizio, ufficialmente informativo .… allora, non posso fare a meno di pensare che si è voluta offrire ai lettori della NZZ l’immagine del branco seduto, ingessato dalle pochezze mentali e dalle paure, che neanche si indaffara per voler crescere, nascondendo tale volontà dietro la parvenza di un’intervista. Mi piace di aver letto da qualche parte che la valle non morirà. I sussidi non sono una generosità, sono una prassi uguale per tutti, ma non tolgono ogni male, se qualcosa ci si aspetta da fuori, questo potrebbe essere una più dinamica pianificazione del da farsi sul nostro territorio, tutto sommato di competenza delle autorità superiori, se teniamo conto del continuo fare nuove leggi la cui applicazione non compete più agli enti locali, e questo anche per poter valutare la bontà del parco Adula disponendo di una documentazione, più ampia, allargata alla fattibilità o meno degli altri nostri progetti, e alla effettiva volontà di realizzarli.

Intanto ci chiediamo, (e forse anche i lettori della NZZ), il perché dell’esternazione sistematica di tanta negatività, il perché di tanta irriverenza, il perché di tanta difficoltà a far collimare le nostre aspettative con gli intendimenti delle autorità superiori, Se molti pittori continueranno a dipingerci seduti nel campetto di rape, o lo siamo davvero o si vorrebbe che lo fossimo. In entrambi i casi occorre rispondere rendendoci ascoltati quando diciamo cosa vogliamo.
mara
inserito il: 23.11.2009 17:40
...ad esempio...
...ma è mai possibile che ci sia solo la voce di Franco Celio????????????
Eppure è una cosa importante questa, anzi importantissima se crediamo davvero al nostro futuro...
Dov'è la Valle unita, a farsi sentire???

La lettera è apparsa sulla stampa di oggi, qui sotto riporto la versione apparsa su "laRegioneTicino", p.9, edizione di oggi.

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Il dibattito
Col turbo per turlupinare le valli?

di Franco Celio, municipale di Quinto e granconsigliere

L’articolo “L’ente regionale di sviluppo mette il turbo” (vedi laRegione di sabato) non può che suscitare preoccupazioni e perplessità. Si ha infatti la netta impressione che, con la scusa dell’urgenza, si voglia far ingoiare ai Comuni – evitando perfino le normali procedure di esame in sede di legislativo – una soluzione a dir poco discutibile. La tanto invocata urgenza è però una scusa bella e buona. È infatti da almeno un anno che le scadenze sono note. Un primo progetto di statuto era del resto giunto ai Municipi già lo scorso mese di febbraio. Purtroppo si trattava di una proposta assolutamente inaccettabile, che riservava al Bellinzonese la maggioranza dei membri del Consiglio direttivo (5 su 9), mentre le valli – che rappresentano pur sempre quasi il 90% del territorio! – venivano relegate a un ruolo totalmente subalterno, senza neppure rispettate il principio della parità fra di esse (principio che finora la Regione Tre Valli aveva applicato in modo perfino maniacale).

Per trovare una soluzione più equilibrata, poco dopo vi era stato un incontro fra i dirigenti della Rtv, i rappresentanti dei Comuni che più avevano manifestato dissenso, e il sindaco di Bellinzona. Al termine, si era trovato un compromesso che sembrava condiviso da tutti, compreso il sindaco della capitale. Esso consisteva nel ridurre i membri del Consiglio direttivo a 7, da ripartire in ragione di uno per ciascuna valle (Leventina, Blenio e Riviera), due del Bellinzonese, più un delegato ‘diretto’ per ognuno dei due Comuni con funzioni di polo: Bellinzona e Biasca.

Da allora, per 8 o 9 mesi, non si è più sentito nulla. E ora ecco che di colpo, con il pretesto dell’urgenza, si viene a proporre, con l’intento di imporre (e per giunta di tappare la bocca a ogni discussione!) una ‘soluzione’ che ricalca la precedente. È vero che alle valli viene ‘concesso’ un rappresentante in più – persistendo tuttavia nel misconoscere la parità fra di esse – ma con l’aggravante di una regolamentazione bislacca quanto alla composizione dell’assemblea (composizione che oltretutto penalizza i Comuni ‘aggregati’!).

Ma da dove viene tutta questa fretta? Non sarà, per caso, che qualcuno vuole fare il furbo, e che dopo aver tirato appositamente le cose per le lunghe, cerca ora di trafugare in fretta e furia una soluzione a suo esclusivo vantaggio (e a danno degli altri)? Non si tratta – come potrebbe sembrare all’osservatore superficiale – di una questione di ‘cadreghini’. Siccome il Consiglio direttivo dovrà valutare i progetti da sostenere o no, è però evidente che la sua composizione è tutt’altro che indifferente. Dato che ognuno è incline a dare maggior peso ai progetti che conosce meglio, è chiaro che le valli non adeguatamente rappresentate rischiano di vedere i loro progetti finire in fondo a un cassetto, mentre quelli provenienti dalle zone che detengono la maggioranza troveranno facilmente una corsia preferenziale.

Non a caso, in sede di esame parlamentare del progetto di legge sulla Nuova politica regionale (Npr), era stata sottolineata a più riprese e da più parti l’esigenza di evitare che all’interno delle regioni si riproducano ‘in piccolo’ quegli squilibri che si vorrebbero evitare ‘in grande’. Ebbene, proporre ora uno statuto che fa a pugni con questi princìpi di equità, e pretendere per giunta che lo stesso venga accolto a occhi chiusi e bocche cucite, è una dimostrazione di arroganza che mira a turlupinare i Comuni delle valli. Se l’Esr Bellinzonese e Valli intende iniziare il suo cammino in questo modo, parte decisamente col piede sbagliato!


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mara
inserito il: 23.11.2009 18:01
..."che distrae gli investitori, privilegia le volontà esterne e funziona da prova a futura memoria che occulta certi nostri meriti e nasconde la nostra volontà di partecipare, con l’autonomia che ci spetta, ai progressi di ampiezza nazionale, inevitabili, pensati globalmente, che abbisognano però di porzioni di territorio fin qui esemplarmente curato e custodito".

Ciao Alfiero, ho copiato e incollato dal tuo intervento..., per il quale ti ringrazio. Contribuisci al dibattito.

Ma se noi non ci diamo una mossa NOI a difendere il nostro territorio, chi d'altro aspettiamo che lo faccia???

Mi piace in particolare la tua ultimissima frase e sto sognando a che diventi realtà, un giorno o l'altro... :-)
Ursula
inserito il: 24.11.2009 14:51
Certo che ci si sta muovendo in Valle! Non abbiamo scritto sui giornali, o non ancora, ma nei municipi ci stiamo muovendo e preparando, l'ASCOBLE pure. E lo stiamo facendo in fretta e in modo approfondito. Chi lo dice che ce ne stiamo zitti e ci lasciamo fare? Ci mancherebbe altro.
Non andiamo a mettere il carro davanti ai buoi, alimentando così certi stereotipi che scrivono sui vallerani e a dare ragione a questi. Sembra quasi che ci stiamo piangendo addosso per la nostra impotenza, ancora prima del tempo. Ma è possibile? Vero che si può sempre fare meglio e di più, vero che in passato ci siamo lasciati scappare delle occasioni. Ma è pur vero che si sono fatte anche grandi cose, ed è altresì vero che altre si stanno muovendo all'ora attuale. Concordo con quanto dice Carla.
Ricordo l'articolo di Gina scritto su Voce di Blenio il mese scorso. È questo l'atteggiamento che si deve assumere, un atteggiamento di intelligente intraprendenza, sensibilità e consapevolezza di cosa valgono i vallerani e chi abita in valle. Lei ha saputo dar loro voce, controbattere e smontare punto per punto quanto ha affermato lo sconosciuto che della valle non a niente, lo ha dimostrato. Non dobbiamo permettere che ci dicano certe cose, o lasciare che si riportino certe affermazioni uscite da certe interviste. Queste sono dannose. Bisogna reagire come ha fatto Gina, e come si sta facendo in diversi settori all'ora attuale. E mettere in evidenza quanto di positivo sta avvenendo, non piangerci addosso per le difficoltà che esistono.
mara
inserito il: 24.11.2009 16:06
Ciao Ursula,
grazie per la tua risposta, che mi ha fatto molto piacere e che stimo.
Sapevo che vi state muovendo, anche con ASCOBLE.
La mia di ieri era ed è una reazione-provocazione, a seguito anche della pronta reazione dei Patriziati di Leventina, di cui trovi e trovate l'articolo qua sotto...
Mi son lasciata prendere... e mi chiedevo: "ma cavoli, noi dove siamo"?
Forse perché ci lavoro dentro e forse perché ho una visione "giornaliera" di quel che succede e si muove sul territorio delle Valli, ritengo che a volte nei momenti giusti è pur... giusto anche farsi sentire e alzare la voce.
Senza far del male a nessuno. Non ci sono né morti né feriti.
Giusto si reagisce a legittima difesa di quello che noi abbiamo tutti i... giusti motivi per ritenere giusto. E volutamente ho scritto così tante volte "giusto"!

Voi siete più istituzionali e avete i vostri tempi...

Io sono più libera e posso essere più "battagliera" in certe cose...

Ma questo mio atteggiamento può essere molto facilmente frainteso, come ho già avuto modo di vedere e constatare anche a seguito dell'ormai arcinoto articolo apparso sulla NZZ...
Allora su questo capitolo passo e chiudo.
Quel che volevo dire l'ho detto.
Del resto una delle conferme a quanto scrivevo più sotto in questo forum o nella mia risposta riguardo all'articolo NZZ è questa qua sotto ;-)

Buona giornata e buon lavoro, con tutta la stima di sempre!
ciao,
mara

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Corriere del Ticino 24/11/2009, Pagina 14

La protesta dei Patriziati
Perché esclusi dal nuovo Ente di sviluppo regionale

di Mauro Veziano

Claudio D’Alessandri, presidente della Comunità di valle della Leventina, promette battaglia

Appena presentato, lo statuto del futuro Ente regionale di sviluppo di Bellinzonese e Valli è aspramente criticato dai Patriziati, che sono stati completamente «dimenticati». A farsi portavoce del malcontento è Claudio D’Alessandri, in qualità di presidente della Comunità di valle dei Patriziati della Leventina: «Siamo veramente malcontenti, anzi malcontentissimi – ci ha detto – perché i Patriziati sono stati veramente buttati fuori dall’Ente regionale di sviluppo senza nessuna giustificazione e senza nessuna comunicazione».

E questo atteggiamento i Patriziati non l’hanno gradito, anche perché: «Il presidente dell’ALPA Tiziano Zanetti e la Sezione cantonale degli Enti locali, con un impegno veramente encomiabile, stanno presentando in tutto il Cantone lo studio strategico che presuppone un maggior coinvolgimento dei Patriziati nella gestione del territorio. Lo studio è voluto dal Cantone che ha sempre sottolineato l’importanza dei nostri Enti anche per i Comuni, dato che volenti o nolenti i Patriziati sono ancora i proprietari di buona parte del territorio pubblico e quindi non possono essere esclusi in questo modo. Da parte del Cantone vi è il riconoscimento di questo ruolo che lo studio strategico vuole potenziare anche economicamente». D’Alessandri osserva che alla prima occasione che si presenta per mettere in pratica questi principi l’Ente regionale di Sviluppo di Bellinzonese e valli dimentica i Patriziati: «Il nuovo Ente parte malissimo. Nella Regione Tre Valli siamo rappresentati con un membro di diritto delle Comunità di valle nel Consiglio direttivo a rotazione». Per quattro anni il seggio andava alla Riviera, per gli altri quattro alla Leventina e infine alla valle di Blenio e quindi si riprendeva da capo. In più le Comunità erano rappresentate con due delegati all’assemblea della Regione Tre Valli. «Avevamo la nostra parola da dire e adesso colpo di spugna, i Patriziati non sono più rappresentati – lamenta d’Alessandri – e quindi secondo me si vanifica tutto quello che si vuole realizzare con lo studio strategico. Il motivo per cui i Patriziati sono stati esclusi non lo so, noi non siamo mai stati interpellati e quindi siamo rimasti sorpresi da questo statuto che tra l’altro chiedono di sottoporre con la clausola d’urgenza ai Consigli comunali dopo i ritardi accumulati da Bellinzona. Che la città rivendichi la presidenza per sempre e che Biasca abbia sempre un membro di diritto ci lascia poi parecchio perplessi».

Il presidente della Comunità promette di sollevare la questione all’imminente incontro convocato per valutare lo studio strategico citato: «Farò un accenno anche su questo tema, perché dobbiamo assolutamente reagire. Vogliamo per lo meno essere interpellati quando si discute del territorio di cui siamo anche proprietari. Siamo d’accordo di collaborare con i Comuni ma vogliamo farlo seriamente».

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fine
Ursula
inserito il: 24.11.2009 18:41
Ciao Mara
al di là del fatto che ho sentito di voler difendere un operato che sta effettivamente avvenendo dentro i municipi e in particolare tramite ASCOBLE, la tua posizione la capisco bene.
Capisco la tua "provocazione" legittima e comunque moderata alfine, immagino, di voler far emergere reazioni e vedere quanto si stia facendo realmente.
Poi concordo con te che apparire sui media su temi del genere può essere utile per smuovere l'opinione pubblica e per mostrare che stiamo lottando per queste situazioni e atteggiamenti ricorrenti che mirano a tenere fuori o ai margini chi si pensa non abbia voce in capitolo. Condivido il tuo punto di vista secondo cui è utile esprimere pubblicamente un certo dissenso su una certa questione. Come ci tenevo comunque a sottolineare che il non essere usciti con un articolo ora, non significa che si stia accettando tutto o che non si stia reagendo abbastanza.
carla
inserito il: 27.11.2009 19:48
Leggo oggi sul "LaRegione" che la Valle Verzasca sarà ospite della trasmissione Melaverde del canale italiano Rete 4 domenica prossima 29.11.'09 alle 12.10: "La Valle Verzasca in questa trasmissione si propone per il proprio territorio, le peculiarità culturali ed etnografiche e per gli aspetti legati ai prodotti, all'agricoltura di montagna, alla genetica della capra nera "Verzasca" e al recupero dei pascoli". Interessante il fatto che alla realizzazione di questo evento abbiano collaborato diverse associazioni ed enti della Valle. Credo che questa sia veramente una bella promozione per la Valle Verzasca e, ancora una volta, mette in risalto il fatto che unendo le forze si può guardare lontano! Riusciremo anche noi ad essere più propositivi e meno "brontoloni", basta crederci!
P.S. Grazie Mara per la tua "grinta" e i tuoi incitamenti alla riflessione e al dibattito.
mara
inserito il: 12.12.2009 0:29
...mi fa piacere constatare che qualcosa ora si muove anche in Valle...
Moderatrici
inserito il: 11.1.2010 18:16
Per informazione, da "Corriere del Ticino", sabato 9 gennaio 2010, p.13, a firma Diem:

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ENTE REGIONALE DI SVILUPPO: DISCUSSE LE POSSIBILI MODIFICHE ALLO STATUTO

Il gruppo di lavoro ha esaminato le critiche formulate da Municipi e Patriziati al testo inviato per approvazione ai Comuni già passato al vaglio del legislativo di Lumino.
C'è l'intenzione di rivederlo per superare l'impasse

Dopo aver sollevato una serie di reazioni negative, il testo del­lo Statuto del nuovo Ente regio­nale di sviluppo del Bellinzone­se e Valli potrebbe essere rivisto dallo stesso gruppo di lavoro che, dopo averlo elaborato, a fine no­vembre lo aveva inviato ai 45 Mu­nicipi sollecitandoli a sottoporlo ai propri Legislativi con la clau­sola dell'urgenza entro la fine del 2009. Una scadenza che solo Lu­mino ha rispettato. Gli altri Co­muni hanno invece soprassedu­to ritenendo necessari ulteriori approfondimenti non essendo convinti della proposta che, in­vece di dare una svolta alla que­stione dibattuta da un paio d'an­ni, ha provocato una impasse dal­la quale si tenterà di trovare una via di uscita nelle prossime setti­mane.

Abbiamo appreso che dopo aver inoltrato lo Statuto ai Comuni, il gruppo coordinato dal sindaco di Bellinzona Brenno Martignoni si è riunito un'altra volta per valu­tare le obiezioni alla sua propo­sta. Non esclude di porvi nuova­mente mano per tentare di defi­nirne una nuova che possa incon­trare il necessario consenso. L'au­spicio generale, stando a quanto abbiamo potuto verificare, è di riuscire a dar vita ad un Ente che dalla sua costituzione goda del sostegno di tutti i Comuni da Ca­denazzo a Bedretto e a Blenio ga­rantendo un'equa rappresentan­za territoriale e istituzionale, te­nendo conto anche dei rapporti di forza politici esistenti nel Bel­linzonese e nelle Tre Valli.

Gli aspetti problematici sui qua­li il gruppo di lavoro si è chinato, senza adottare decisioni atten­dendo anche la valutazione del­la situazione in seno all'Esecuti­vo cittadino che tornerà a chinar­si sulla problematica a breve, so­no soprattutto tre. Il primo con­cerne l'attribuzione del diritto al­la presidenza
al sindaco di Bel­linzona. L'eventualità che ad assu­mere le redini dell'Ente sia l'elet­to del Noce Brenno Martignoni non è ben vista neppure in Città. Non piace ai vertici del PLR for­te della maggioranza relativa, ma anche a quelli di altri partiti che sono al lavoro per definire una proposta alternativa. Il secondo riguarda l'esclusione dei Patrizia­ti dagli organi dell'Ente regiona­le di sviluppo. Il terzo la riparti­zione dei voti in seno all'Assem­blea nella quale, si prevedeva, tut­ti i Comuni avrebbero avuto un rappresentante.
Ma non tutti di peso uguale. Quelli dei Comuni fino a 4 mila abitanti avrebbero potuto esprimere un voto, mentre quelli dei centri (Arbedo-Castio­ne, Bellinzona, Biasca e Giubia­sco) uno ogni mille abitanti. Una situazione insoddisfacente, so­prattutto per i Comuni del Piano e delle Valli con un numero di cit­tadini tra i mille e i quattro mila.

È probabile che, dopo la levata di scudi d'inizio dicembre da parte dei Municipi, proposte si soluzio­ne vengano avanzate anche in consessi diversi dal gruppo di la­voro. Alcune potrebbero emerge­re già la prossima settimana quando si riunirà l'assemblea del­la Regione Tre Valli. Era stata la prima a muoversi per tentare di dar vita al nuovo Ente incarica­to dell'applicazione della Nuova politica regionale, ma che do­vrebbe anche riuscire a dare una certa unità all'Alto Ticino crean­do una piattaforma di dialogo tra i Comuni. Diem

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Moderatrici
inserito il: 13.1.2010 19:44
Ancora sull'ERS, un interessante opinione espressa su "laRegioneTicino" di oggi, 13 gennaio a p.11, da parte del consigliere comunale di Bellinzona Luca Buzzi:

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ENTE REGIONALE SVILUPPO, CONSIDERARE DI PIÙ I COMUNI PERIFERICI

di Luca Buzzi, consigliere comunale di Bellinzona vivibile

I quotidiani hanno ripreso negli scorsi giorni le lamentele di Sandro Vanina (presidente uscente della Regione Tre Valli) sui ritardi nella nascita dell’Ente regionale di sviluppo per la Regione Bellinzonese e Valli, al quale si sta lavorando dal 2007. Da notare però che nel Gruppo di coordinamento, che lavora da due anni, oltre che lo stesso Vanina di Biasca fanno parte i sindaci di Bellinzona e Arbedo-Castione, un municipale di Giubiasco e Cadenazzo e il presidente della Regione Valle Morobbia, mentre non è presente nessun membro dei comuni di Leventina e Blenio.

Il Municipio di Bellinzona ha presentato il relativo messaggio al Consiglio comunale solo a fine novembre 2009 con una inaccettabile clausola d’urgenza, poi ritirata visto che non sarebbe stata accettata.

Il nuovo Ente dovrebbe contribuire a rafforzare le zone periferiche e di difficile accesso, come le valli isolate di montagna. Però la prima impressione è che finora il Gruppo di coordinamento abbia dedicato più tempo a discutere e ad accaparrarsi i posti a sedere e come distribuirsi parte della torta promessa da Berna, piuttosto che discutere invece di progetti concreti da realizzare.

Inoltre il progetto di statuto che ci è stato presentato e che assegna un ruolo esorbitante al polo regionale e alle località di pianura è secondo noi chiaramente in contrasto con gli obiettivi della legge approvata dal parlamento.

È ad esempio alquanto incomprensibile, oltre che altamente antidemocratico, assegnare più voti ai comuni con più di 4 mila abitanti, con addirittura un voto ogni mille abitanti. In pratica vorrebbe dire che da soli Bellinzona, Giubiasco e Biasca avrebbero assieme 32 voti, addirittura una volta e mezzo quelli di tutti i Comuni delle Valli di Leventina e Blenio, messi assieme. Inoltre, con altri comuni del Bellinzonese avrebbero anche la maggioranza nel Consiglio direttivo.

Speriamo che i membri delle commissioni del nostro Consiglio comunale (dalle quali il gruppo di Bellinzona vivibile e I Verdi è stato escluso) che esamineranno il messaggio si rendano conto che con questo Ente e per una vera politica di sviluppo regionale non si tratta di difendere la preponderanza della nostra città o una serie di cadreghini o di cariche di prestigio, ma al massimo di mettere a disposizione dei Comuni periferici eventuali aiuti e competenze specifiche che possediamo.

Se non si vuole assicurare il fallimento di questo Ente, prima ancora che entri in funzione, bisogna assolutamente prevedere nell’assemblea il voto ugualitario di tutti i Comuni e nel Consiglio direttivo la presenza maggioritaria dei Comuni periferici delle Valli, per il cui sviluppo è appunto previsto questo Ente.

Quindi benvenga un eventuale ulteriore ritardo nell’entrata in funzione dell’Ente, con rinvio al Gruppo di coordinamento affinché prenda seriamente in considerazione le legittime richieste delle Valli e quindi ponga le premesse per una migliore struttura ed efficienza dell’Ente stesso.

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QUAL E' LA VERA VALLE DI BLENIO?
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