Blenio Café
RUSTICI IN VALLE
Moderatrici
inserito il: 20.9.2010 21:51
Cari utenti,
la recente cronaca ha toccato più volte da vicino una tematica che interessa anche la Valle di Blenio, dove ci sono moltissimi edifici ubicati fuori dalle zone edificabili (rustici, cascine, stalle).

Come noto, attorno alla vicenda del nuovo "Piano di utilizzazione cantonale dei paesaggi con edifici ed impianti protetti" (PUC-PEIP) - del quale ha riferito anche la "Voce di Blenio" in un ampio dossier pubblicato lo scorso mese - sono state sollevate voci critiche.

E' noto che da numerosi anni la gestione degli edifici posti fuori zona edificabile in Ticino è in contrasto con la legislazione federale. Il PUC-PEIP intende regolamentare i futuri interventi in accordo con quanto legiferato a Berna, ma il piano non tiene conto di quanto effettuato nel passato.

Il Comitato cascinestalle (costituitosi venerdì 17 settembre a Biasca; www.cascinestalle.ch ) si batte quindi per una moratoria che permetta di riportare nella legalità gli interventi già effettuati, per poi regolamentare quelli futuri.

Voi cosa ne pensate?
Il titolo di questa tematica è volutamente generico, per permettere anche agli utenti che non hanno seguito da vicino la vicenda, di esprimere un loro parere generale sull'importanza o meno dei rustici per le nostre regioni e il nostro Cantone.

Buona giornata,
Le Moderatrici
Richi
inserito il: 21.9.2010 5:51
... e chi ce l'ha per davvero il coraggio di andar su a sbattere giù un rustico come quello in Pontirone???

A parte che la legge dovrebbe essere uguale per tutti, ma comunque ora come ora la moratoria mi sembra una cosa sensata.

Non so cosa ne pensano gli altri bleniesi proprietari di rustici, più o meno "legali" :-)

Buona notte e tutti
marcello
inserito il: 22.9.2010 5:22
Al di là delle incomprensioni fra Bellinzona e Berna sul problema rustici fuori zona (parlamentari ticinesi in quel di Berna poco sensibili al problema?), probabilmente alcune amministrazioni comunali, nel caso specifico il municipio di Biasca ha applicato un criterio di valutazione non conforme alla legge, consentendo delle riattazioni con delle semplici notifiche, senza alcuna verifica in loco, eludendo le competenze cantonali in materia di costruzione fuori zona, i risultati sono ora finiti sotto gli occhi di tutti.

Le demolizioni sono da evitare, occorre una sanatoria, occorre dare ai proprietari una nuova possibilità d'intervenire con dei nuovi criteri intesi ad un miglior inserimento nel contesto rurale, rispettando nel limite del possibile, i criteri architettonici d'un tempo.
daniele
inserito il: 23.9.2010 0:28
Il problema è nato agli inizi degli Anni '70, data di entrata in vigore della LPT e della relativa ordinanza di applicazione (vedi FZE).
La suddetta legge era ritenuta necessaria per regolamentare sul territorio svizzero l'utilizzo, fino a quel momento più o meno libero, a costruire dappertutto.
È anche vero che certi aspetti e regolamentazioni pianificatori erano da chiarire.

Probabilmente a quel momento, sia a Bellinzona, sia chi si trovava a Berna, non hanno potuto o voluto dire la loro. Oppure la faccenda è stata sottovalutata senza riflettere sulle conseguenze.
È evidente che alcuni cantoni svizzeri hanno delle prerogative diverse da altri, e oltre che al valore intrinseco delle costruzioni ed all'indotto economico che la riattazione crea, hanno anche una cultura edile/storica/rurale da salvaguardare.

Fin qui, bisogna dare atto a chi di dovere che nel recente documento volto a "salvare il salvabile" e diretto a Berna, almeno questo aspetto viene accennato.

Medesima cosa di superficialità è stata parzialmente adottata diversi anni fa in occasione della redazione dei cataloghi delle costruzioni FZE. Forse anche qui le conseguenze non erano chiare per tutti.

Nel frattempo, dall'entrata in vigore della sopracitata legge 1973 o giù di lì, a livello cantonale detta legge e relative regolamentazioni sono state applicate non sempre in modo adeguato e non sempre nella medesima misura. Da una parte anche un po' per fortuna che si sia fatto così altrimenti una moltitudine di oggetti non sarebbero a questo momento riattati e/o ancora in piedi.

L'unica cosa che si spera, vista la recente"tirata di orecchie" che Bellinzona ha preso da Berna, è che le nostre autorità arrivino ad ottenere una moratoria e risanare quanto finora fatto con delle sanzioni (è anche vero che diversi comunque sono fuori legge).

Almeno da quanto sembra, proprio questa è l'intenzione.
C'é poi anche da dire che se Bellinzona dovesse applicare o avesse applicato alla lettera i comandi della citta degli Orsi (ed a volte sono obbligati a farlo a causa di qualche "soffiata"), le conseguenze sarebbero state, almeno a volte, molto più dure.
Qualcuno si ricorderà cosa era successo con quei due rustici nel Locarnese. L'ordine definitivo fù di demolire (... grazie anche al sindaco di quel comune...).

Affaire à suivre... poi sembra che di recente il responsabile di Berna sia stato messo al beneficio della pensione o qualcosa del genere. Se così fosse, chissà cosa ne pensa quello nuovo.
Bruno
inserito il: 23.10.2010 9:28
Vi segnaliamo che sul nostro Blog sono stati pubblicati diversi documenti per la discssione sul tema dei "rustici".
Ci farebbe piacere che si intervenisse con valutazioni critiche.

La redazione di
www.cascinestalle.wordpress.com
Bruno Strozzi
Moritz Vögeli
alfiero
inserito il: 28.10.2010 15:15
Tutti insieme, i rustici, sarebbero potuti essere un patrimonio nazionale, se 40 anni fa si fosse sancito: nessun permesso per nuove edificazione fuori zona, ma gli esistenti possono essere riattati tutti rispettando questi e questi criteri. La tradizione evolve comunque e cessata la loro funzione agricola, i rustici seguono i tempi e diventano strumento di ricreazione e tempo libero, quindi turistico, economico, sociale, e che strumento! visto l’interesse che suscitano. Sono edifici a tutti gli effetti, nati prima che il pianificatore, per altro giustamente, tracciasse la sua linea, però altrettanto apprezzabili di quelli che si trovano su suolo edificabile. Immaginiamo di togliere gli edifici fuori zona, dalla valle di Blenio per esempio, ed ecco l’immagine di un territorio destinato al selvatico imboschimento, e votato allo spopolamento. Non a caso alla ragione di essere dei rustici si associa spesso la parola famiglia. Voler vendere il Ticino turistico senza allegarvi il prodotto rustici, significa voler vendere solo la modernità acquisita da una parte del Ticino. A volte la fantasia si ferma davanti al mistico del diritto e alla presunta bontà del moderno. Pensiamo all’effimero dell’espo nazionale prevista sul Gottardo: perché non inventare, per l’occasione, una sorta di festa dei rustici (caspita sono 45 mila!) che saprebbe raccontare la verità vera della nostra storia?, verità che resiste nel tempo se non viene cancellata dalla forza della legge astratta che soprafa la più volentieri ubbidita consuetudine. Molti proprietari di rustici ricevuti in eredità, vivono, da un pezzo, il conflitto interiore fra il dovere naturale di averne cura e l’incerto diritto di poterlo fare. Ma è il conflitto esteriore fra differenti opinioni, a far sottovalutare l’importanza del momento per la causa dei rustici. La ricerca del compromesso inevitabile che chiuda un passato non troppo elegante e l’esame del documento (PCU, PEIP), esposto nei comuni, poi l’evasione dei ricorsi relativi, e le necessità di rilancio turistico richiedono che i proprietari di tutto il Cantone, unanimi, marchino presenza, con l’avallo dei comuni, del cantone, degli enti turistici ecc. per una fase consultiva, che sappia dare alle trattative la razionalità e la serenità che preludono alla condivisione delle decisioni.
Moderatrici
inserito il: 28.10.2010 15:49
Buongiorno,
sulla questione rustici, vi segnaliamo un articolo apparso sul "Corriere del Ticino" di oggi, a p.19, nel quale l'architetto valmaggese Germano Mattei, membro del Comitati direttivi del Gruppo svizzero per le regioni di montagna (SAB) e della Fondazione svizzera per il paesaggio (Fsp), formula una "proposta una fondazione per aiutare i proprietari di rustici".

Il termine di consultazione del discusso Piano di utilizzazione cantonale scade il 3 novembre prossimo...

Buona lettura

Le Moderatrici
Fabio
inserito il: 7.11.2010 4:55
Care moderatrici, care utenti e cari utenti,

questo argomento è veramente di una portata non indifferente per tutta la Valle di Blenio. Ora, se le speranze sono ancorate nel "PUC-PEIP" ed nella possibilità di una moratoria, manca una chiara posizione (congiunta?) dei maggiori partiti politici bleniesi verso: 1) un PUC-PEIP che permetta una riattazione di tutti i rustici bleniesi a condizione di legge e 2) se moratoria sarà, una regolamentazione circa le entrate delle sansioni in modo tale che le stesse siano reinvestite dallo Stato laddove queste sono state incassate.
Sarebbe anche una buona mossa nell'ottica delle future scadenze elettorali.

Cordialmente,
Fabio
Cleto Ferrari
inserito il: 12.11.2010 17:13
Per chi ha le radici nelle zone rurali parlare di rustici è un po’ come toccare le corde delle proprie origini. Per chi resta delle generazioni che hanno vissuto l’utilizzo agricolo, queste strutture sono piene di ricordi di una vita diversa, rappresentano tempi difficili ma anche valori morali e familiari; testimonianza e scontro con un mondo scomparso. Per le generazioni seguenti si offrono letture diverse. In una lettura positiva non possiamo che esprimere ammirazione per i valori e i sacrifici di nostri avi; Un esempio di convivenza e di gestione della natura unico, i nostri indiani d’America.
Cosa ne è stato fatto dei rustici è un’altra storia. In una società che in poco tempo ha conosciuto tanti cambiamenti ed è stata travolta da tanto benessere, poteva succedere. Ed è successo! Ne abbiamo fatto un’arlecchinata! Con un’unitarietà paesaggistica sorprendente dovuta all’utilizzo di materiali del posto, pietra e legna, bastava una sola eccezione, un diverso, per fare la frittata, il classico pugno nell’occhio. Le eccezioni sono state parecchie. Eh si, tanto belli, tanto delicati dal lato paesaggistico.
Questa eredità ce la trasciniamo da tempo e oggi siamo anche consapevoli del disastro consumato, grazie anche ad esempi molto positivi. Esempi che ci mostrano la differenza, come la Val Bavona, la Val Malvaglia e alcuni piccoli nuclei recuperati integralmente.
Questa lettura non è e non può essere quella dei nostri politici, in quanto tanti non fanno più parte di questa realtà e non hanno i mezzi per poterla sentire e forse sono ostaggi di un sistema economico e amministrativo imbarazzante. Questa lettura non può essere quella di Berna già solo per il fatto che si erge a mo di giudice supremo della situazione, anche per non essere stati capaci in passato a lavarci i panni sporchi in casa e abbiamo lasciato sbraitare troppo spesso l’espressione “malvezzo cantonticinese”..
In questo contesto l’ente pubblico ha finito col adottare strumenti legali che dirottano mezzi finanziari importanti per creare la figura del controllore dell’altro controllore, per fare allestire varianti di Piano Regolatore volte a definire logiche e naturali modalità di gestione, semplificabili in un paio di norme d’attuazione. Per fornire ulteriori garanzie a Berna e lasciare cambiare destinazione ai rustici si finirà anche col richiedere aperture che nemmeno la protezione animali tollera. All’esterno sarà ben difficile realizzare ancora un muretto a secco senza incappare in un qualche abuso edilizio. Il paradosso è che si vuole cambiare destinazione all’oggetto e nel contempo tramandarlo a livelli di museo.
È poco mirato allestire regole su regole per ricostruire un paesaggio che apparteneva all’artigianato passato. Sarebbe più efficace e logico promuovere il recupero di quel tipo di artigianato attraverso finanziamenti per tetti in piode e altri aspetti architettonici e paesaggistici rurali. Affidare un margine di manovra semplice e mirato a chi vuole recuperare un rustico anche per fare un’attività gestionale all’aperto, per contenere il bosco che intanto sta divorando tutto. Stiamo costruendo l’ennesimo, non a buon mercato, apparato amministrativo burocratico che al posto di incentivare un sano artigianato finisce col opprimerlo.
Non uccidiamo e non rendiamo elitarie quelle capacità artigianali presenti in ognuno di noi che, se accompagnate e aiutate da mani esperti, fanno bene alla salute di tutti. Un po’ ovunque nel Cantone stiamo riscoprendo la coltura dell’orto, facciamo rivivere anche la cultura semplice dei rustici.
marcello
inserito il: 13.11.2010 13:43
Cleto, complimenti!
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