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Blenio Café
BILAG SI, BILLAG NO
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mara
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inserito il: 24.1.2018 20:27 |
VI PIACE L'ARTICOLO COSTITUZIONALE QUA SOTTO??? :-) A me un sacco! Lo considero una vera conquista del Popolo Svizzero! All'insegna della difesa della libertà d'opinione e del diritto all'informazione. Da parte di tutti. Anche delle minoranze. Linguistiche, numeriche, territoriali e quant'altro. Mi considero - ma ne sono fiera - mi considero, e in realtà volenti o nolenti lo siamo anche, una minoranza (il Ticino lo è) e in Valle addirittura una minoranza della minoranza!!! Art. 93 Radiotelevisione 1 La legislazione sulla radiotelevisione nonché su altre forme di telediffusione pubblica di produzioni e informazioni compete alla Confederazione. 2 La radio e la televisione contribuiscono all'istruzione e allo sviluppo culturale, alla libera formazione delle opinioni e all'intrattenimento. Considerano le particolarità del Paese e i bisogni dei Cantoni. Presentano gli avvenimenti in modo corretto e riflettono adeguatamente la pluralità delle opinioni. 3 L'indipendenza della radio e della televisione nonché l'autonomia nella concezione dei programmi sono garantite. 4 Devono essere considerati la situazione e i compiti di altri mezzi di comunicazione sociale, soprattutto della stampa. 5 I ricorsi in materia di programmi possono essere deferiti a un'autorità indipendente di ricorso.
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Gruppo svizzero per le regioni di montagna
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inserito il: 24.1.2018 22:00 |
LE REGIONI DI MONTAGNA RESPINGONO “No-Billag” Il Gruppo svizzero per le regioni di montagna (SAB) si oppone risolutamente all’iniziativa popolare “No Billag”. Perché nel caso in cui questa iniziativa fosse accettata, avrebbe delle pesanti conseguenze sulla diversità mediatica nelle regioni di montagna. Concretamente, la SSR non potrà più esistere nella sua forma attuale e la maggior parte delle 34 stazioni regionali di radio e televisione dovrebbe cessare definitivamente la propria attività. Infine, numerosi impieghi verrebbero soppressi nelle regioni di montagna. L'iniziativa popolare “No Billag” sarà sottoposta a votazione, il 4 marzo 2018. Il Gruppo svizzero per le regioni di montagna (SAB) raccomanda di mettere un “no” nell’urna. “No Billag” minaccia 34 radio e televisioni regionali Se questa iniziativa dovesse essere accolta, la maggior parte delle 34 stazioni regionali di radio e televisione non potrebbe più esistere e queste dovrebbero cessare la loro attività, entro la fine del 2018. Questi media dipendono dalle entrate che provengono dai canoni di recezione. La parte che viene assegnata loro rappresenta da uno a due terzi delle loro entrate complessive. Nelle regioni di montagna, in particolare, la scomparsa del canone, non potrebbe essere compensata da proventi pubblicitari. Di conseguenza, le prestazioni del servizio pubblico fornite dai 34 media regionali non sarebbero più assicurate. Queste catene diffondono, nelle loro rispettive regioni, delle informazioni su temi sociali, politici, culturali e sportivi. Rappresentano quindi una fonte d’informazione importante per gli autoctoni e per i turisti. Queste informazioni hanno dimostrato la loro utilità in situazioni di crisi, come in caso d’inondazioni o di forti pericoli di caduta valanghe. D’altra parte, le emittenti regionali conoscono molto bene la situazione locale e possono quindi fornire delle informazioni particolarmente adatte ai bisogni regionali. No a un grounding della SSR! Se l’iniziativa venisse approvata, la SSR verrebbe smantellata. Ciò avrebbe delle analogie con quanto successo a suo tempo con il grounding della Swissair. La SSR assicura oggigiorno un mandato nazionale del servizio pubblico. Diffonde delle informazioni riguardanti l’insieme di tutto il territorio nazionale. Copre anche numerosi avvenimenti sportivi, come le gare di sci o le competizioni di lotta svizzere. Produce inoltre delle trasmissioni dedicate alla vita culturale, come quelle sugli incontri svizzeri di yodel o sulla musica popolare. In quest’ambito, offre quindi agli artisti locali una piattaforma per farsi conoscere. Ciò permette ad alcuni artisti, provenienti dalle regioni di montagna, di acquisire notorietà a livello nazionale. In occasione dell’apertura del nuovo tunnel di base del Gottardo, ha per esempio diffuso delle trasmissioni pedagogiche, dedicate alla storia e allo sviluppo del San Gottardo. La SSR offre anche dei servizi apprezzati dalle persone con problemi di udito. Se l’iniziativa “No Billag” fosse accettata, questo servizio non sarebbe più assicurato. Secondo il testo dell’iniziativa, l’attuale paragrafo 2 dell’articolo 93 della Costituzione federale dovrebbe essere cancellato senza essere sostituito. Nessuna nuova struttura sarebbe in grado di sostituire la SSR, proponendo un insieme di prestazioni così complete e contando unicamente sulle sole entrate che potrebbe assicurarsi da sola. Questa è anche una delle ragioni per la quale quasi tutti i paesi europei si avvalgono di un contratto di servizio pubblico, legato al sistema dei canoni. “No Billag” nuoce all’economia Se questa iniziativa fosse adottata, scomparirebbero in Svizzera, circa 13'500 impieghi. Nei cantoni di montagna, come i Grigioni e il Vallese, 250 posti di lavoro sarebbero cancellati in ciascuno dei due cantoni. In Ticino, 1’155 persone perderebbero il loro impiego, con la scomparsa della RSI. Le stazioni della radio e della televisione sono anche dei clienti importanti per l’economia locale. Inoltre, i media rappresentano una fonte importante d’informazioni, per le imprese, rispetto all’evoluzione della loro regione. I tre quarti delle imprese non devono pagare il canone. È il caso delle piccole e medie imprese (PMI), la cui cifra d’affari annuale è inferiore a CHF 500'000. Per le grandi imprese, il canone non è veramente un grosso peso finanziario. Inoltre, l’elettorato si è già pronunciato a favore della modifica della legge sulla radio. L’accettazione di questa legge ha permesso di sostituire l’ex-sistema attraverso un canone generale, indipendente dal possesso di un apparecchio di ricezione. È quindi incomprensibile che quest’argomento venga oggi utilizzato da certe associazioni professionali. Un “piano B” che in realtà non lo è! All’inizio dell’anno, l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) ha presentato un “Piano B”, nel caso in cui l’iniziativa fosse stata accettata. Questo« piano B » non è degno di fiducia. L'USAM sostiene che le prestazione della SSR potrebbero essere finanziate, in futuro, da nuove sovvenzioni federali e cantonali, attraverso un aumento delle entrate pubblicitarie e l’introduzione di offerte a pagamento. Ma questo « Piano B » non può funzionare. Il fatto che l'USAM che chiede regolarmente una soppressione delle sovvenzioni, oggi ne proponga delle nuove, non è semplicemente degno di fiducia. Inoltre, i cantoni non hanno alcuna competenza nel settore dei media, e questo, anche se l’iniziativa fosse adottata. Oltre a ciò, è impossibile creare delle entrate pubblicitarie supplementari, in particolare nelle regioni di montagna. Con l’introduzione di un’offerta televisiva a pagamento, il consumo dei media diventerebbe, in fin dei conti, nettamente più caro. Presso UPC Cablecom, una connessione di base costa circa 800 Fr. Per il canale sportivo, bisogna aggiungere 300 Fr. supplementari. In questo caso, i costi sarebbero tre volte più elevati (all’incirca 1'100 Fr.), rispetto al sistema attuale. In fin dei conti, se l’iniziativa fosse accettata, sarebbero i consumatori a pagarne le spese. Avrebbero meno informazioni a disposizione per un costo più elevato e dovrebbero, inoltre, pagare per dei servizi supplementari (sport e divertimenti), attraverso il sistema PayTV. Le regioni di montagna sono particolarmente esposte Nel settore della stampa scritta, è attualmente in corso una forte concentrazione. Se l’iniziativa “No Billag” dovesse essere adottata, vi sarebbero anche delle riduzioni importanti nel settore dei media elettronici, in particolare nelle regioni di montagna. Queste ultime sono quindi particolarmente toccate da questa iniziativa. Il SAB respinge quindi categoricamente l’iniziativa “No-Billag”. Il SAB si è anche particolarmente impegnato per la difesa della diversità della stampa scritta. Per questo motivo la nostra organizzazione si batte, da diversi anni, per il mantenimento dell’aiuto indiretto alla stampa. Christine Bulliard-Marbach, Presidente del SAB e Consigliera nazionale
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mara
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inserito il: 24.1.2018 22:02 |
Su "laRegioneTicino" di oggi, 18 gennaio, l'opinione del direttore dell'Ente regionale per lo sviluppo (ERS) Bellinzona e Tre Valli, Raffaele De Rosa, deputato in Parlamento cantonale. ****************** CLAMOROSO AUTOGOL PER TUTTO IL TICINO! “Lanciare un segnale” è un atto legittimo, talvolta addirittura stuzzicante. Nel caso dell’iniziativa “No Billag”, se approvata, con un semplice e innocente “segnale”, tutti i segnali – quelli veri, trasmessi dalle nostre radio e Tv, pubbliche e private – chiuderanno. Le conseguenze saranno disastrose non solo per l’economia, ma anche per la cultura. In gioco ci sono, nella sola Svizzera italiana, 1’700 posti di lavoro diretti e indotti. Senza contare poi il valore aggiunto e gli effetti indiretti. Inoltre, le entrate derivanti dal versamento del canone vengono ridistribuite sul territorio nazionale mediante un sistema di perequazione. In quanto ticinesi, grazie a questo sistema, ne traiamo un concreto vantaggio, poiché l’utenza versa circa 50 milioni di franchi all’anno di canone, mentre le emittenti radio e Tv della regione italofona ne ricevono, per contro, circa 210. Per ogni franco versato, insomma, tornano sul territorio della Svizzera italiana ben quattro franchi! Entrate di cui beneficiano tutte le radio e le Tv del nostro Cantone, ovvero Rete Uno, Rete Due, Rete Tre, Radio 3i, Radio Fiume Ticino, La 1, La 2 e TeleTicino, ma anche eventi o manifestazioni culturali di portata internazionale, come il Locarno Festival, uno dei maggiori generatori di turismo nazionale ed internazionale dell’estate della Svizzera Italiana, con ricadute positive per tutto il Cantone Ticino. Anche l’Orchestra della Svizzera Italiana subirebbe un duro colpo difficile da parare. Tornando al canone, è importante sapere che, ad esempio per la Ssr-Srg, gli introiti legati al canone rappresentano il 75% circa dei ricavi, mentre soltanto un quarto deriva dalle pubblicità. La situazione è probabilmente simile per molte altre radio e Tv. È impensabile immaginare che, da un giorno all’altro, queste strutture riusciranno a ricavare il 100% delle entrate unicamente dalle pubblicità, specialmente in questi anni di crisi. Senza contare che ora i soldi del canone e gli introiti pubblicitari sono spesi o reinvestiti interamente in Svizzera, mentre se le nostre radio e Tv dovessero scomparire, questi soldi andrebbero alle emittenti straniere, lasciando poco o nulla sul nostro territorio. Inoltre, solo votando no, le nostre realtà locali, le regioni periferiche come il Ticino e le sue valli potranno continuare ad avere una voce nel contesto mediatico regionale e nazionale. Invito quindi tutti a riflettere veramente a fondo sulle ripercussioni che potrebbero esserci sul piano sociale, economico e culturale in caso di accettazione dell’iniziativa. Per evitare un clamoroso autogol, voterò No a “No Billag”.
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Conferenza dei Governi dei Cantoni alpini
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inserito il: 31.1.2018 10:43 |
NESSUN ESPERIMENTO DALL'ESITO INCERTO: “NO” ALL'INIZIATIVA PER L'ABOLIZIONE DEL CANONE BILLAG Il testo dell’iniziativa “No Billag” è estremamente confuso. Fulcro della sua formulazione, tuttavia, è il divieto di riscuotere tributi, ragion per cui in futuro le emittenti potrebbero finanziarsi solo attraverso la pubblicità. I palinsesti verrebbero quindi focalizzati principalmente sui centri urbani ad alta densità di popolazione, con conseguente sensibile impoverimento del panorama mediatico nelle regioni periferiche. I Cantoni alpini non possono avere alcun interesse per un simile esperimento politico-mediatico dall’esito incerto. La Conferenza dei governi dei Cantoni alpini (CGCA) raccomanda pertanto di respingere ferma-mente l’iniziativa. La Società svizzera di radiotelevisione (SSR) ha il compito di trasmettere all’intera popolazione una gamma completa di contenuti nelle tre lingue nazionali attraverso programmi radiotelevisivi di pari qualità, promuovendo la comprensione, la coesione e lo scambio tra le diverse regioni, comunità linguistiche, culture e aggregazioni sociali nel rispetto delle specificità nazionali e delle esigenze cantonali. La SSR espleta tale mandato sull’intero territorio attraverso i suoi 7 studi centrali e 17 studi regionali e le sue offerte di palinsesti personalizzati. Tramite le coproduzioni realizzate dalle sue quattro diverse unità aziendali, inoltre, garantisce uno scambio di informazioni a livello interregionale, fornendo un contributo essenziale alla reciproca comprensione delle diversità che caratterizzano il nostro Paese. Il testo dell’iniziativa è incentrato sul divieto di riscuotere il canone. Approvandolo, verrebbe meno questa possibilità di finanziamento sia per la SSR sia per le numerose emittenti radiotelevisive private che hanno accesso a questi fondi. L’abolizione del canone, dunque, non interesserebbe soltanto la SSR, ma anche 34 stazioni radiotelevisive regionali che attualmente ricevono una quota del cinque percento - pari complessivamente a 67,5 milioni di franchi - dei proventi. L’iniziativa avrebbe un impatto importante sulle regioni periferiche: non essendovi sufficienti possibilità di finanziamento, le emittenti private sarebbero indotte a focalizzare le loro offerte sui centri urbani ad alta densità di popolazione. Il panorama mediatico delle regioni periferiche subirebbe un massiccio impoverimento, mettendo a rischio la sua funzione cruciale di coesione nonché, sul piano dell’economia regionale, importanti posti di lavoro. La Conferenza dei governi dei Cantoni alpini (CGCA) non può avere alcun interesse per simili esperimenti politico-mediatici dall’esito incerto, per cui raccomanda di respingere l’iniziativa popolare per l’abolizione del canone Billag. Comunicato stampa, conferenza dei Governi dei Cantoni alpini, Coira, 31 gennaio 2018
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mara
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inserito il: 7.2.2018 14:09 |
Art. 93 Costituzione svizzera Capoverso 2: "La radio e la televisione contribuiscono all'istruzione e allo sviluppo culturale, alla libera formazione delle opinioni e all'intrattenimento. Considerano le particolarità del Paese e i bisogni dei Cantoni. Presentano gli avvenimenti in modo corretto e riflettono adeguatamente la pluralità delle opinioni." L'iniziativa No Billag vuole ABOLIRE questo capoverso. Se lo voglio, voto Si a No Billag. Se considero importante x le nostre regioni minoritarie questo capoverso, voto NO No Billag. Non mi è mai piaciuto fare propaganda. Ma in questa occasione la difesa del principio ancorato nella Costituzione e la difesa delle minoranze linguistiche svizzere mi sta a Cuore più di ogni altra cosa! Credo che valga 365.- all'anno. DIFENDO IL DIRITTO DELLE MINORANZE ALL'INFORMAZIONE, PROFESSIONALE ED EQUA. Diversamente, come bene recita il volantino recapitato oggi, i futuri padroni delle radiotelevisioni potranno: - fare quel che vorranno e non saranno obbligati da nessun mandato, come invece succede oggi, a rispettare le minoranze della Svizzera - non dovranno dare spazio a opinioni diverse (ricordate per caso il Parc Adula?, solo per stare alle nostre latitudini....) - non dovranno tenere in considerazione i bisogni dei Cantoni - non dovranno contribuire all'istruzione e all'educazione e aggiungo: potranno impiegare chi vogliono loro, persone formate o non formate, sicuramente da pagare meno rispetto a oggi... a tutto profitto dei capi della futura società! Evviva! :-( Buon voto ;-)
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mara
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inserito il: 4.3.2018 12:52 |
FELICISSIMA E FIERA DEL MIO PAESE E DELLA SUA GENTE! :-)))) Art. 93 Radiotelevisione 1 La legislazione sulla radiotelevisione nonché su altre forme di telediffusione pubblica di produzioni e informazioni compete alla Confederazione. 2 La radio e la televisione contribuiscono all'istruzione e allo sviluppo culturale, alla libera formazione delle opinioni e all'intrattenimento. Considerano le particolarità del Paese e i bisogni dei Cantoni. Presentano gli avvenimenti in modo corretto e riflettono adeguatamente la pluralità delle opinioni. 3 L'indipendenza della radio e della televisione nonché l'autonomia nella concezione dei programmi sono garantite. 4 Devono essere considerati la situazione e i compiti di altri mezzi di comunicazione sociale, soprattutto della stampa. 5 I ricorsi in materia di programmi possono essere deferiti a un'autorità indipendente di ricorso
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